“Da dottori in cerca di lavoro a dottori di ricerca al lavoro. In azienda”

1 12 2011

La conferenza “Da dottori in cerca di lavoro a dottori di ricerca al lavoro. In azienda” si terra’ Sabato 3 Dicembre, ore 15 Aula 7, polo F, via Diotisalvi, Pisa. I dottorandi, i dottori di ricerca, e tutti gli interessati sono invitati a partecipare, ed a diffondere l’invito.

IMPORTANTE: Vi prego di confermare la presenza al nevio.dubbini@dottorato.it, anche per tarare la stampa del materiale informativo che verra’ distribuito, ed il buffet.

Programma:
– Presentazione dei dati disponibili sull’occupazione dei dottori di ricerca in Italia (Nevio Dubbini)

– Le esperienze di 4 dottori di ricerca oggi in azienda
Gianni Monaco, Ph.D.in Scienze dei Materiali e Ingegneria
Riccardo Schiavi, Ph.D.in Automatica, Robotica e Bioingegneria
Alessandra Podda, Ph.D.in Biotecnologie Molecolari
Aldo Simeone, Ph.D.in Studi Italianistici

– Buffet

ADI – Associazione dottorandi e Dottori di ricerca Italiani, sede di Pisa.
Con il patrocinio dell’Università di Pisa.





Ciclo di iniziative A DIcembre

28 11 2011

ADI-Pisa è lieta di presentare il ciclo di iniziative A DIcembre, al quale tutti i dottorandi, dottori di ricerca, e tutti gli interessati, sono invitati a partecipare. Con il patrocinio dell’Università di Pisa.





Verbale Assemblea ADI-Pisa

12 05 2011

L’assemblea ADI Pisa si è svolta regolarmente il giorno giovedì 5 maggio alle ore 18.00 presso il dipartimento di fisica, con l’obiettivo di raccogliere le opinioni dei dottorandi sui temi d’interesse riguardanti la modifica dello Statuto degli atenei. La discussione si è sviluppata principalmente sui seguenti punti:

  •  composizione degli organi centrali (Senato Accademico e Consiglio d’Amministrazione);
  • “liberalizzazione” del dottorato di ricerca senza borsa;
  •   programmazione finanziaria;
  •   trasparenza delle delibere e della gestione;
  •   contratti a tempo determinato di ricerca e didattica.

In particolare, sentendo le opinioni di tutti, ci siamo proposti di arrivare alla stesura di un documento che formuli in modo chiaro e conciso le proposte dell’ADI-Pisa in merito ai punti sopra elencati, con l’intenzione di fare la nostra parte in questo delicato momento in cui lo Statuto dell’Università è in corso di riscrittura.

Riguardo alla composizione degli organi, sembrano esserci le condizioni  per l’inserimento di (almeno) un rappresentante per il personale non strutturato (dottorandi, specializzandi, assegnisti…) nel futuro Senato Accademico. Questa è una bella notizia che speriamo abbia seguito nei fatti. Riguardo al Consiglio d’Amministrazione – che conterà undici membri dei quali due saranno esterni all’Università di Pisa – non è ancora chiaro quale sarà il criterio per la scelta di questi due membri. La proposta che ha ricevuto il favore dell’assemblea è di chiedere, a tutela della fisionomia democratica dell’università stessa, oltre che un vincolo professionale, anche 1) un avviso pubblico, 2) la possibilità di autocandidatura, 3) delle regolari elezioni in cui voti tutto il corpo accademico. Questo per tutti i membri del Consiglio d’Amministrazione, compresi gli esterni.

La legge 240/2010 prevede per il dottorato di ricerca senza borsa la completa liberalizzazione: ogni università potrà decidere se e quanti posti senza borsa bandire. La nostra assemblea, dopo ampia discussione, si è espressa in favore del mantenimento del vincolo massimo del 50% (in relazione ai posti con borsa) e dell’introduzione del principio che, comunque, chi viene preso al dottorato debba avere copertura economica di qualche tipo (assegni, contratti da terzi, ecc.). Questo rientrerebbe nel più alto principio di programmare con la maggior razionalità possibile i posti e le risorse a disposizione, perché la superfetazione di dottorandi senza borsa da una parte incrementa il lavoro non retribuito, il che è antietico, dall’altra avvia molti percorsi di carriere che difficilmente potranno proseguire, dato lo scarso numero di posti disponibili. Riguardo poi alle tasse che i dottorandi senza borsa devono comunque pagare, la proposta rimane quella dell’abolizione.

A proposito di programmazione finanziaria,  condizione necessaria per qualsiasi introduzione di un principio di democrazia e merito è una totale trasparenza nelle delibere e nella gestione dei fondi. Ciò può avvenire mediante la pubblicazione dei verbali di tutte le assemblee degli organi entro 7 giorni dalle riunioni,  la pubblicità dei bilanci, in cui siano chiare – anche a chi non è esperto del settore – e motivate le scelte fatte; si potrebbe proporre anche un bilancio partecipativo. Per quanto concerne la programmazione finanziaria vera e propria, è necessario che l’Ateneo pisano ne faccia una questione imprescindibile, perché, vista la scarsità di risorse una programmazione finanziaria almeno triennale è l’unico strumento per dare una stabilità al governo dell’Università.

Per quanto riguarda i ricercatori a tempo determinato invece, una programmazione finanziaria farebbe sì che il percorso diventi veramente una tenure track: e cioè il diritto di proseguire la carriera al raggiungimento di risultati scientifici.

Infine i contratti per la didattica. L’assemblea si è espressa in favore di un provvedimento che eviti il contraddittorio e iniquo fenomeno per cui alcuni fanno attività didattica senza riconoscimento o retribuzione, mentre ad altri capita di essere invitati dalla nostra università per un compenso esoso. Le nostre proposte a riguardo: valorizzare le competenze interne (ad esempio con un vincolo che limiti intorno al 30% gli interventi esterni); doppio vincolo di retribuzione, minima e massima.

Infine (e questo rientra nell’area “varie ed eventuali”) è stato deciso di fare una cena a breve, con data da definirsi in mailing list.







Resoconto dell’iniziativa “RI-VISTE”

7 04 2011

L’incontro di giovedì 7 aprile sul tema delle riviste scientifiche e del loro ruolo nel mondo accademico, svoltosi con la partecipazione del prof. Roberto Barale (prorettore per la ricerca dell’università di Pisa) e del dott.  Giuseppe Marcocci (ricercatore a contratto della Scuola Normale Superiore) a rappresentare rispettivamente l’area scientifica e l’area umanistica della ricerca, ha offerto ai dottorandi informazioni preziose.

Dal punto di vista del dottorando che svolge il suo percorso di ricerca, o dello studente che desidererebbe proseguire tale percorso in futuro, è fondamentale pubblicare («Ogni lavoro non pubblicato è un lavoro non fatto», ha ammonito il prof. Barale). Nel panorama internazionale, infatti, sono tre i fattori determinanti che offrono reali possibilità di carriera:

  • pubblicazioni su riviste di qualità
  • internazionalizzazione, cioè esperienze e stage all’estero, cotutele ecc.
  • aver gestito virtuosamente fondi di ricerca.

In Italia siamo piuttosto indietro rispetto a questi standard: i docenti italiani sono qualche volta restii a far pubblicare i loro dottorandi, i legami con l’estero sono spesso lasciati alla sola iniziativa dei singoli docenti o dottorandi e la gestione di fondi di ricerca per i dottorandi è praticamente inesistente. Ragion per cui anche ottimi dottori di ricerca italiani spesso non riescono ad aggiudicarsi borse o posti banditi all’estero, o ad accedere ai fondi europei per la ricerca. Le pubblicazioni hanno un ruolo chiave, in tale quadro. Il lavoro svolto dal dottorando, infatti, si quantifica concretamente nel numero e soprattutto nella qualità delle pubblicazioni realizzate, che costituiscono, insieme agli altri due parametri, la “sostanza oggettiva” dello studioso, il suo vero curriculum. Si comprende dunque come il ruolo delle riviste sia cruciale, in particolare delle riviste di qualità. Sono infatti le riviste di qualità, nazionali e meglio ancora internazionali, quelle che garantiscono visibilità e considerazione. Esistono degli organi addetti alla valutazione delle riviste, a cui si può far riferimento per orientarsi. Ma attenzione, la valutazione delle riviste è a tutt’oggi un terreno scivoloso, in cui non regna un accordo condiviso, soprattutto in campo umanistico. Di fatto in ambito umanistico sono numerosi i fattori di differenza rispetto alle pubblicazioni in ambito tecnico-scientifico: l’assenza di una chiara gerarchia negli obiettivi di ricerca; il forte peso della tradizione, per cui decenni di pubblicazione alle spalle pesano molto sulla ‘fama’ di una rivista e sulla sua circolazione; la permanenza della centralità della monografia, giacché seppur in accelerazione costante, i tempi della ricerca umanistica sono per costituzione più lenti di quelli delle materie scientifiche; infine la pregnanza della differenza linguistica: nessuna standardizzazione renderà mai accettabile che la lettura di Hegel in italiano, o di Michel Foucault in inglese sia qualitativamente paragonabile a quella in lingua originale.

In ogni caso, esistono due indici internazionali riconosciuti, benché il loro uso in Italia sia ancora piuttosto ridotto. L’ISI (Institute for Scientific Information, http://isiwebofknowledge.com/) è un istituto americano fondato nel 1960 da Eugene Garfield, un linguista non a caso, e appartiene oggi a una società privata, la Thomson Reuters Corporation, azienda leader nel settore dell’applicazione tecnologica e commerciale dei risultati della ricerca. Non si tratta, dunque, di un soggetto neutrale, ma anzi interessato alla promozione di una ricerca indirizzata. Oltre a un indice per le riviste scientifiche (SCI – Science Citation Index), l’ISI si è dotato dagli anni Settanta di due indici appositamente umanistici, l’SSCI (Social Science Citation Index) e l’AHCI (Arts and Humanities Citation Index). Ogni due anni pubblica per ciascun indice un report aggiornato.

Vi include solamente le riviste che, oltre a rispondere a una serie di criteri che l’ISI si preoccupa di verificare, vengono ritenute RILEVANTI per la disciplina. I criteri sono:

  • puntualità della pubblicazione
  • presenza di un comitato editoriale
  • presenza di un comitato dei referee internazionali
  • rilevanza, calcolata attraverso la Citation Analysis (frequenza delle citazioni all’interno degli articoli sulle riviste interne al database)

Le riviste non rilevanti rimangono comunque disponibili all’interno del database. Nonostante l’ISI rivendichi l’internazionalità, i suoi indici contengono quasi solo riviste americane e inglesi, o comunque legate a paesi anglofoni.

In risposta alla difficoltà di circolazione delle riviste europee umanistiche, soprattutto non anglofone, nel 2002 l’European Science Foundation (http://www.esf.org/ ) ha lanciato un programma per un indice di valutazione più aperto alle riviste europee (in tutte le lingue dell’UE), l’ERIH (European Reference Index for Humanities), che dal 2007 pubblica il suo report ogni due anni (ora siamo al secondo: 2008-2009), sulla base dei giudizi espressi da referees suddivisi per quindici settori, in collaborazione con lo SCH (Scientific Committee for the Humanities).

Ad oggi, non esiste un motore di ricerca sulla valutazione delle persone in ambito umanistico, mentre per le riviste si può andare sui siti degli istituti su indicati:

ISI            http://isiwebofknowledge.com

ESF         http://www.esf.org/research-areas/humanities/erih-european-reference-iindex-for-the-humanities.html

Un secondo tema dell’iniziativa ha riguardato i database di riviste (open source oppure no) come http://arxiv.org/, http://www.sciencedirect.com,  oppure http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/ e il loro ruolo, ed il potere “accademico” di società che gestiscono riviste e/o conferenze come http://www.apsanet.org,     http://www.ieee.org. È emerso quanto segue.

Sono molto rari gli archivi open source di riviste umanistiche cartacee (soprattutto per la resistenza delle case editrici), così come è comparativamente assai meno sviluppata la circolazione di riviste umanistiche su internet, rispetto a quelle scientifiche. Anche qui, la spiegazione ha a che fare con l’assenza di una chiara gerarchia e la forza delle rispettive tradizioni nazionali. I principali archivi di riviste umanistiche (MUSE, legato alla Johns Hopkins University Press – ca. 400 riviste; JSTOR, legato a ITHAKA, organizzazione no profit – oltre 1000 riviste, non solo umanistiche; CAIRN, legato a quattro case editrici francesi [Belin, De Boeck, La Découverte, Erès], poi in collaborazione con la Bibliothèque Nationale de France e altri soggetti istituzionali, tra cui la società che ha in gestione l’Università di Liegi) sono accessibili tramite varie tipologie di abbonamento spesso costose, sottoscritte da biblioteche universitarie, o da privati (che in molti casi acquistano anche singoli articoli).

L’effetto degli archivi digitali è quello di rendere più visibili e più facilmente accessibili alcune riviste rispetto ad altre, a partire da quelle in lingua inglese, ma non solo. Gli archivi digitali tendono ad offrire alle maggiori case editrici la disponibilità a inserirne le riviste sui loro database. Tendenzialmente, vi si trovano solo riviste attive e di livello medio-alto, ma non tutte. Distinguiamo le società che gestiscono riviste (la più potente in campo umanistico  – e non solo – è l’olandese Elsevier) da quelle che organizzano conferenze, o meglio l’informazione e la divulgazione di eventi scientifici di vario tipo, come call for articles, call for papers, ecc. (uno dei siti migliori è l’americano H-net). Elsevier è un mostro che pubblica ca. 2000 riviste e circa 1.900 libri all’anno, oltre a fornire strumenti elettronici prevalentemente rivolti all’area scientifica. Da questo punto di vista, i suoi archivi digitali svolgono un ruolo di diffusione delle riviste che pubblica, configurando così una condizione di potenziale monopolio. Il caso di H-net è diverso: qui si tratta soprattutto di uno strumento di comunicazione, che consente di raggiungere una vasta comunità (anglofona) di abbonati alle news e consultatori del sito. È una delle poche vie impersonali attraverso cui entrare in contatto con la comunità scientifica internazionale e saggiare l’interesse di una propria proposta (un numero monografico di rivista, un convegno, ecc.). Il mondo umanistico soffre di una disponibilità di risorse molto più esigua di quello scientifico e non vede quasi investimenti privati, dunque praticamente non esistono società che organizzano conferenze.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare ad esempio le voci di wikipedia

Impact factor
Indice H

E consultare (e provarne l’utilizzo)

http://www.scopus.com/home.url
http://isiwebofknowledge.com/ alla voce product access.

 

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RI-VISTE: le riviste scientifiche nell’accademia

5 04 2011

Uno degli scopi principali di chi fa o vuole fare ricerca e’ la pubblicazione sulle riviste scientifiche. Ma sappiamo davvero come “funziona” questo meccanismo, e quanto incidono le pubblicazioni sulla nostra valutazione? E sulla valutazione dell’intero Ateneo? O ancora, per uno studente o un dottorando che scelgono il relatore di tesi: è importante sapere quanto e come ha pubblicato? ADI invita laureandi, laureati, dottorandi, e dottori di ricerca all’iniziativa

 

“RI-VISTE, Le riviste scientifiche nell’accademia

Come funzionano, come cambiano, cosa portano”

 

Giovedi 7 Aprile, ore 17.30 Aula F3, polo F di Ingegneria, via Diotisalvi, Pisa.

 

ROBERTO BARALE, prorettore per la Ricerca dell’Università di Pisa

GIUSEPPE MARCOCCI, ricercatore a contratto, Scuola Normale Superiore

 

Vi invitiamo a *diffondere l’invito* a tutti gli interessati. Per ulteriori informazioni scrivere a pisa@dottorato.it, o nevio.dubbini@dottorato.it.